La Candida Rosa come esperienza di comunione
Imago Dei, Trinità ed intersoggettività
DOI :
https://doi.org/10.46525/ret.v39i3.1921Résumé
L’articolo cerca di interpretare la contemplazione beatifica compiuta da Dante nell’Empireo, al vertice del suo viaggio ultramondano, come esperienza di profonda autoconoscenza. Ricordando l’adagio procliano presente nel teorema 184 della Elementatio Theologica, l’essere umano acquisisce la piena autoconoscenza di se stesso e della sua verità fondamentale, in ordine alla conoscenza del proprio fondamento metafisico che è Dio. Quest’esperienza in cui collimano conoscenza della propria origine e conoscenza di se stesso, presenta un carattere non solamente interiore e privato, bensì condivisivo e partecipativo. Infatti, è proprio all’interno della candida rosa beatifica, che Dante, osservando la vastità dei beati che contemplano assieme il Primo principio dell’essere, è da questi beati accompagnato e sorretto in questa esperienza interiore di beatitudine. Interiorità, comunione e condivisione divengono così strettamente relazionati, e si realizzano nell’orizzonte di quell’origine fontale che è Dio stesso, un Dio tutt’altro che monadico, bensì trinitrario. La trinità di Dio, così, rappresenta l’origine dell’essere umano, delle sue facoltà e della sua capacità medesima di relazionarsi agli altri, ossia di essere persona. La triplicità delle facoltà umane nell’unità indissolubile della sua persona, si originano in Dio medesimo, ed, altresì, ne rivelano l’intima verità da conoscere e condividere.